L’imprenditore ed economista statunitense Warren Buffett ha detto che “ci vogliono 20 anni per costruire una reputazione e 5 minuti per rovinarla”. La reputazione è infatti qualcosa che si acquisisce con fatica e che bisogna custodire con attenzione perché può essere persa in ogni istante.
Ma è anche vero che spesso, per emergere dalla massa, è necessaria una comunicazione fuori dagli schemi, che può risultare pericolosa in questo senso. È un gioco di equilibri insomma. La stravaganza di comportamenti e comunicazioni dona visibilità ma può innescare una serie di percezioni negative da parte di chi osserva.
Non esiste un limite univoco oltre il quale si rischia la caduta della reputazione. Ogni professione e ogni settore hanno il loro pubblico. Il rischio, da non oltrepassare, è che andando troppo oltre la comunicazione, si rischi la mancanza di fiducia come professionisti.
Su cosa si basa la credibilità di un’azienda in rete? Su molti fattori tra cui la qualità estetica delle interfacce, l’usabilità, l’ergonomia del sito, l’esperienza diretta, le opinioni di terzi, un’interazione tra caratteristiche formali e contenuti.
La reputazione influisce in particolar modo sui siti che si occupano di vendita di prodotti online. L’affidabilità e la serietà nel gestire le transazione in questi casi è imprescindibile. Basta pensare al caso di eBay che si è guadagnato la sua buona reputazione nel corso del tempo grazie a esperienze dirette degli utenti, e per opinioni positive di altri utenti.
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